Tab1

L'Aula Bosco: uno spazio didattico dentro la foresta
 Il bosco Gussone è una lecceta estesa circa 21 ettari; la sua origine è legata alla costruzione della reggia di Portici, che comincia nel 1739 e termina nel 1742, per volere di re Carlo di Borbone. Il sovrano era un grande amante della caccia e per questa ragione, oltre al palazzo venne progettato anche uno spazio da dedicare a questa specifica attività. L'area scelta era stata interessata dall'eruzione del Vesuvio del 1631, quindi il paesaggio all'epoca della costruzione della Reggia era un mosaico di colate laviche e piccoli campi coltivati, un contesto poco idoneo ad ospitare un bosco. Per realizzarlo fu necessario utilizzare esplosivi per spaccare la lava su cui successivamente fu portato terreno per permettere agli alberi di attecchire. Un piccolo mistero riguarda la provenienza dei lecci piantati, che secondo alcuni arrivarono dal bosco della Favorita vicino a Palermo; il dato è curioso perché la residenza palermitana sarà utilizzata da Ferdinando di Borbone, figlio di Carlo, quando fugge in Sicilia con la sua corte una prima volta dal 1798 all'anno successivo e poi ancora dal 1805 al 1815, quindi diversi decenni dopo la costruzione della reggia di Portici. È in questo periodo che verrà realizzata vicino a Palermo la Reale Tenuta della Favorita, una area comprendente anche una lecceta estesa ben 400 ettari dedicata ai piaceri della famiglia reale; si dice che sia stata progettata seguendo, per volere del re, proprio il modello della residenza di Portici. L'origine geografica dei lecci utilizzati per realizzare il bosco Gussone non è quindi chiara, e potrebbe essere determinata con analisi genetiche; va detto che tutte le residenze borboniche di Napoli e dintorni, da Capodimonte a Caserta, ma in generale molte aree boschive di parchi storici italiani, sono costituite da leccete; l'uso di questo albero era così diffuso perché si tratta di una specie sempreverde molto longeva, che cresce bene su terreni poveri e superficiali, è esteticamente pregevole e simbolicamente importante.
 
Da luogo di svago per il Re a spazio di cultura e benessere per tutti 
La prima sede della scuola forestale italiana, inaugurata nel 1869, fu l'abbazia benedettina di Vallombrosa, scelta soprattutto perché era circondata da una grande foresta che avrebbe permesso lo svolgimento delle esercitazioni pratico-applicative che erano, allora come oggi, parte strutturale della formazione forestale.
Il bosco Gussone è oggi una lecceta naturalizzata costituita da alberi che derivano da quelli piantati nella seconda metà del Settecento. Il termine naturalizzato indica un bosco di origine artificiale, ovvero piantato dall'uomo, in cui con il tempo i processi funzionali e le dinamiche forestali e in particolare la rinnovazione, cioè il reclutamento di nuove generazioni di alberi che garantiscono la persistenza del bosco nel tempo, sono simili a quelli di un ecosistema forestale naturale. In questo spazio gli studenti di Scienze Forestali e Ambientali potranno effettuare varie attività come misurazioni di alberi, densità, età e salute delle piante, campionamenti per valutare la fauna e la flora, mappatura dei danni causati da tempeste di vento utilizzando sistemi di posizionamento satellitare, acquisizione di immagini tramite droni per analizzare la vegetazione e la struttura forestale, identificazione e studio delle aperture nel bosco indotte da fattori naturali o antropici. L'analisi dei dati diacronici raccolti nel corso degli anni potrà permettere di valutare la dinamica dell'ecosistema bosco nel suo complesso. Le attività in bosco, e la possibilità di ripetere osservazioni e misure nel tempo, rappresentano il migliore strumento per comprendere la complessa dinamicità degli ecosistemi forestali, indispensabile per sviluppare una visione più ampia e integrata della funzione dei boschi e della loro gestione. Ma uno spazio come l'Aula Bosco potrebbe diventare anche una grande opportunità per avviare attività formative dedicate alle scuole primarie, sul modello inglese della Forest School Association, che si basa su una tradizione di apprendimento all'aperto risalente al XIX secolo, proponendo attività mirate a sviluppare gli aspetti fisici, sociali, cognitivi, linguistici ed emotivi dei bambini. Fare didattica nel bosco non è semplicemente "fare lezione fuori", ma un modo completo e profondo per educare alla vita, alla conoscenza e al rispetto dell'ambiente. In questo senso si potrebbero anche prevedere attività di Terapia Forestale, una pratica di medicina preventiva che sta riscuotendo sempre maggiore interesse da parte della società, del mondo scientifico e delle organizzazioni pubbliche deputate alla salute collettiva, sia in ambito nazionale che internazionale. La pratica deriva dallo Shinrin-yoku (il "bagno nella foresta"), che nasce in Giappone negli anni '80 quando il Governo finanzia progetti di ricerca che studiano la possibilità di migliorare il benessere collettivo attraverso un più forte contatto con la foresta.
In un contesto urbano come quello di Portici, il secondo comune a più alta densità abitativa d'Italia, l'Aula Bosco potrebbe e forse dovrebbe diventare anche un punto di riferimento per quello che riguarda l'educazione ambientale e la salute umana.
 
Per approfondimenti:
 

L'età del legno (Prof. G. Di Pasquale)

Artropodofauna del Parco Gussone (Prof. A. P. Garonna)

Il bombice dispari delle querce (Prof. A. P. Garonna)

Il bosco intelligente: suolo, aria e insetti sotto controllo (Prof. G. Langella)

Il Real Bosco di Portici: aspetti floristici e vegetazionali (Prof. R. Motti)

I pipistrelli e il loro ruolo ecologico  (Prof. D. Russo)

Microclima e servizio ecosistemico di mitigazione degli estremi termici (Prof. A. Rita - Prof. L. Saulino)

La struttura del Bosco Gussone e le dinamiche naturali della lecceta (Prof. A. Saracino)

I macromiceti del Bosco Gussone (Prof. M. Zotti)